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ESSERE UN MEZZOSANGUE...

Greta


È molto difficile essere un mezzosangue, anche se non sei il figlio di Zeus e compagnia di fratelli onnipotenti. Faccio un esempio: mi chiamo Sunny e mio padre è Apollo. Una scelta del nome molto originale e poco egoista da parte di mio padre, vero? Comunque, essere sua figlia comporta tentare di mantenere la calma e di non for bruciare in eterno la gente che crede che sia la Terra a girare attorno al Sole mentre mio padre fa una faticaccia ventiquattro ore su ventiquattro per trainarlo in lungo e in largo, tra meridiani e paralleli giorno dopo giorno. Gli umani vedono le cose solo come vogliono loro, e non solo su questo fatto. Addirittura, c’è una protezione magica per possibili sguardi mortali indiscreti su faccende o caratteristiche divine. Dovrebbero sentirsi onorati per questa cosa: una miscela di una loro caratteristica (essere impiccioni) mischiata ad un’altra (non capire nulla del “soprannaturale”) che viene considerata dagli dèi.


Avevo una sorta di fidanzato una volta. Era alto, con la pelle olivastra e gli occhi neri e profondi, i capelli ricci e castani che gli formavano in testa una chioma spettinata. Un giorno stavamo passeggiando nei pressi di un laghetto che specchiava la luce del mattino, poi d’un tratto si ferma e mi guarda per poi dirmi dolcemente: <<Adoro i tuoi occhi. Sono così liberi, come il cielo, e così ribelli, come il mare. Dello stesso colore e delle stesse caratteristiche, non trovi?>> La cosa sarebbe stata anche romantica, se avessi gli occhi azzurri. Per vostra informazione sono ambrati, con un turbine che sembra quasi fiammante posto a spirale nell’iride, proprio per questo inusuale e poco umano fatto sono offuscati allo sguardo umano dalla magia. Un’altra fantastica, meravigliosa, entusiasmante cosa che capita ogni singola volta quando sei un mezzosangue: il classico “ah, scusa, devo andare e non ci vedremo ne sentiremo mai più” quando ti chiedono chi è tuo padre/ tua madre, o quanti fratelli hai, o semplicemente il nome dei tuoi parenti. Una volta mi domandarono tutte e tre le domande a raffica, una dietro l’altra, tutte d’un fiato. Io volevo rispondere: <<Beh, vediamo: mio padre è il dio del Sole, ciò comporta che Artemide, Afrodite, Atena e Ebe siano le mie zie mentre Ermes, Ares, Efesto e Dioniso i miei zii, Zeus è quindi mio nonno ed Era mia nonna, inoltre il più grande tra i miei fratelli è nato…non saprei, qualche millennio fa?>> Ma non potevo.


Casualmente, al mare, due anni fa una cheerleader che detesto per la sua mania di ridacchiare acutamente ogni sei secondi si è bruciata tutta la schiena in spiaggia nonostante avesse una crema solare 50+. Ahimè, non potevo neppure gridarle dietro che ero stata io e di non provare più a sghignazzare se non voleva finire in pronto soccorso con la pelle scorticata dal calore, anche se avrei voluto.


Quando sei un mezzosangue pure la risposta a un “dove vai?” può essere taboo. <<Alla festa di uno dei figli di mio zio Dioniso, Vine, non so se lo conosci. Vuoi venire? Se vuoi ti faccio conoscere un paio di satiri che faranno da DJ>>. Oppure quando ti domandano quel carro bollente da dove vien fuori. <<Ah, quello? Sì, mio padre è venuto a farmi visita, appena se ne va lo porta via>>.


Fortunatamente, sono tutti episodi abbastanza divertenti.


Quest’inverno aveva piovuto moltissimo nel primo pomeriggio, proprio quando uscii da scuola, e mi infradiciai dalla testa ai piedi. Mentre tutti pregavano i compagni di accompagnarli sotto l’ombrello, io mi stavo infuriando con Apollo perché sapevo che l’avesse fatto apposta, di smettere di lavorare l’unico dì in cui avevo scordato la mantella. Sempre quel giorno avevamo avuto epica e l’insegnante parlava e blaterava di come i greci cercassero di spiegare fatti scientifici con l’immaginazione, quando in realtà sappiamo che è precisamente il contrario: erano loro a spiegare erroneamente fatti mitologici con la scienza. Cito una legge di Murphy: “Un esperimento è valido quando non più del 50% dei dati devono essere eliminati per rendere la teoria corretta”. La teoria corretta sarebbe “gli dèi non esistono” e l’esperimento è fallito perché hanno infangato e manipolato tutta la storia, anche senza togliere nulla. Dei veri geni dell’ingenuità. In quella lezione, però, lasciai che la professoressa sbagliasse beandomi della sua inconsapevolezza.


Resta però il loro grande pregio: proprio l’immaginazione che tanto detestano. Cambiare occhi d’oro in azzurri, spade in pistole, una miriade di dei in uno solo, storpiare a loro piacimento il paradiso e l’inferno (cosa di cui Ade non è molto contento).


È affascinante saper di non sapere pur sapendo quello che si crede che sia.


Gli umani sono interessanti, debbo ammetterlo, soprattutto i politeisti. Siate politeisti e non odiate Ade, che poi s’inviperisce contro l’Olimpo e ci sguinzaglia le Furie addosso. Grazie.





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