LA DIVERSITA' STA IN CIO' CHE VEDIAMO

Il primo novembre conobbi Giulia. A prima vista sembrava una ragazza bianca come le altre della mia classe, quelle che prendono in giro persone di colore come me ventiquattr’ore su ventiquattro e che si vantano per questo. “Mi toccherà sopportare un’altra persona” fu il mio primo pensiero, ma cambiai idea subito. Giulia era una ragazza dolce e gentile, ma la caratteristica che più mi colpì fu la sua cecità: non avevo mai incontrato una persona cieca, quindi non sapevo come comportarmi. Dopo averci salutato, si sedette al banco accanto al mio e io rimasi stupita. Certo, non avevo ancora metabolizzato il fatto che fosse cieca e che quindi non poteva vedere il colore della mia pelle, ma nessuno si era mai seduto vicino a me di sua spontanea volontà. << Ehm, ciao, io sono Aisha.>> le dissi balbettando. << Piacere di conoscerti Aisha!>> rispose lei felicemente. << Spero che io e te andremo d’accordo!>>. Rimasi senza parole. L’unica volta che avevo sentito quella frase rivolta a me era stato alla scuola materna, quando un ragazzo di colore si era presentato. Ritornai al presente e guardai Giulia stupidamente. << Che c’è, non ti siedi? Ho detto qualcosa di sbagliato forse? Perdonami, forse sono stata troppo espansiva…>>. << Non devi scusarti! Solo che nessuno mi aveva mai parlato così.>> ribattei io. << Ah… e perché?>> mi chiese lei. Mi morsi il labbro inferiore. “Stupida Aisha! Non dovevi dirlo! Ora penserà bene di stare lontana da me, perché è così che fanno tutti!”. << Tranquilla, se non vuoi dirlo non è un problema, lo capisco. Anche con me le persone vogliono stare difficilmente… sai, per via…>>. << Si, ho capito>> le dissi sorridendo. << Allora, ci sediamo?>>. Giulia mi sorrise dolcemente e io fui felicissima. Il giorno dopo eravamo già diventate inseparabili. Ci parlammo anche a vicenda delle nostre diversità, e nessuna delle due esitò. “E’ questa vera amicizia” mi dissi convinta. “Ci vogliamo bene nelle diversità.”